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L'ITALIA
DELLE REGIONI, IL MOLISE DEI RICORSI, Edizioni Exit, 2001
Con Pasquale Lombardi
La
Prefazione
Energie spese
male o
vittoria della democrazia? Squallide rivendicazioni di signorotti
locali o diritti finalmente riconosciuti? Battaglie per il
riconoscimento della dignità del diritto di voto o solita
manfrina per affermare il proprio personale ed egoistico potere?
È
davvero
difficile decidere di stare dall'una o dall'altra parte. Per chi non
abbia fede ancora nell'ideologia e non scelga il rappresentante ma
l'idea contenuta nel simbolo di partito. È difficile
decidere di
sistemarsi accanto a Giovanni Di Stasi che lamenta l'efficacia dei
ricorsi come di un male d'antrace che colpisce nel cuore la messa in
atto del suo programma politico. Oppure accanto a Michele Iorio che
vede, proprio tramite i ricorsi, riconosciuta la validità
della
sua ipotesi di irregolarità delle elezioni regionali del 16
aprile 2000. E, insieme, il suo diritto di rappresentare i molisani
alla presidenza della Regione.
Tuttavia,
se anche
uno dei due autori avesse una sua idea sull'argomento, si eviti di
esprimerla e di partecipare, proprio in questo momento così
grave per il Molise e per il pianeta, allo scambio di accuse reciproche
e alla gara dei decibel - vince chi più grossa fa la propria
voce -.
Dall'11
settembre ad
oggi sono cambiate molte cose nella vita degli uomini. Così,
anche la redazione di questo lavoro non poteva non subire influenze e
condizionamenti. L'idea iniziale di un libro di denuncia, di attacco,
subisce una metamorfosi e diviene, dopo l'11 settembre, desiderio di
raccontare una storia: quella, appunto, delle vicende che hanno
caratterizzato la vita politica regionale degli ultimi mesi. E ancora,
desiderio di evitare proprio quelle parole: "attacco", "denuncia",
"battaglia". Così, la decisione di far uscire il libro dopo
l'11
novembre 2001 - data delle elezioni regionali riparatorie - per essere
liberi, fuor di campagna elettorale, di sparare a destra e a manca, si
smorza in una volontà di avvicinamento ai politici e alla
gente
molisana. Decidiamo di scrivere ciò che è
successo e
nient'altro. Decidiamo di uscire prima delle elezioni per partecipare
alla ricostruzione della Regione, al dibattito per qualcosa e non
più contro, senza alcun desiderio di contrastare
alcunché.
Insomma,
un invito ad
abbassare i toni del dibattito politico, ad evitare le "guerre"
inutili, rimanendo nella proposta democratica delle diverse ipotesi di
realizzazione di un progetto per il Molise. Quello che sta accedendo
nella nostra regione invece, in termini di contrasti e dvisioni,
è troppo evidente per essere ignorato. Un esempio per tutti:
il
Magnifico Rettore dell'Università del Molise incontra
qualche
difficoltà all'istituzione di un corso di laurea in uno dei
tanti piccoli centri della regione. E allora subito il piccolo centro
si rivolge all'Università di Cassino, alla Bocconi, al
Politecnico di Torino per attivare qualcosa, un corso di laurea o un
ufficio di segreteria, per ottenere qualcosa, insomma, che possa essere
affermarazione della propria "potenza", il proprio "poter fare a meno".
Fare a meno delle istituzioni regionali, fare a meno delle istituzioni
scolastiche, fare a meno degli enti e persino della gente molisana.
Ecco: il Potere più ambito sembra essere, in questo momento,
proprio il "Poter fare a meno degli altri". E, intanto, il 60% dei
paesi molisani rischia di estinguersi, di finire la propria vita, di
non esserci più. Come si può pensare, nel corso
di questa
ecatombe demografica, di poter fare a meno degli altri? Da qui la
decisione di pubblicare un libro di dati e fatti. Per stimolare il
dibattito e non per renderlo incandescente, per facilitare il dialogo e
non la rissa, per fornire materiale alla discussione e non allo scambio
di accuse.
Nella
Firenze di
Dante il poter fare a meno degli altri portò a divisioni
laceranti, guelfi e ghibellini, bianchi e neri. Di tutto quel periodo
rimane Dante, l'esiliato, e nient'altro. Anche dal Molise tanti giovani
partono in "esilio". Partono per realizzare il proprio sogno di vita,
lontani da tanto acre atmosfera. Vanno via per raggiungere obiettivi
non raggiungibili nel nostro territorio regionale. E noi,
invece,
qui a parteggiare per il Papa o l'Imperatore. Per i bianchi e i neri
del 2001. Con la rabbia agli occhi, con la voglia di distruggere, di
annientare. Troppo odio in questi ultimi anni. Troppo odio e non
soltanto ai livelli alti della politica regionale. L'odio si
è
trasmesso fino alla base. E sembra di vedere uomini e donne dell'intero
Molise, dal disoccupato al presidente della Regione,
rincorrere
l'obiettivo del male altrui, dimenticando quello dello star bene,
dimenticando di provare a soddisfare i propri desideri, dimenticando di
inseguire i propri sogni i propri sogni, dimenticando di
lottare
per la serenità di se stessi e dei propri figli.
Non
vorremmo che di
tutta la nostra vita, della vita di trecentomila molisani, rimanesse
solo quanto costruito da chi ha abbandonato la Regione. Sentiremmo di
non essere stati capaci di "sentire". Saremmo disperatamente
consapevoli di non essere stati.
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