In diagonale - L'opposizione sterile del Pd
 
La dittatura illuminata di Antonio Pio Masciotra
(Intervista)
di Giovanni Petta


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13 ottobre 2022



Sai come si costruisce e organizza un centro commerciale?

È una intervista che dovrei gestire io ma è lui a fare le domande. Antonio Pio Masciotra, 68 anni, quattro figli e cinque nipoti. Laureato in medicina a 24 anni, specializzazione a 28. Da quarant'anni fa il radiologo o, come dice lui, il radioamatore.

No - gli rispondo - non lo so come si organizza un centro commerciale.

Si fa in modo che ogni singolo negozio venda cose diverse e che in questo modo si risponda alle diverse esigenze del pubblico. Se tutti i negozi vendono la stessa cosa, il cliente va da un'altra parte. Affinché il centro commerciale soddisfi la clientela deve esserci una regia, una strategia.

Ok, ma cosa c'entra tutto questo con la Sanità molisana?

C'entra, c'entra. È come se i singoli negozi vendessero ciò che vogliono. E il paziente non è soddisfatto. Il potere locale, invece, dovrebbe garantire al singolo attore di essere il solo a proporre la sua specialità a patto che si proponga con la qualità più alta possibile. Nel mio settore, per esempio, ci sono in territorio nazionale operatori che lavorano con macchine di trent'anni fa. Capisce bene che trent'anni per un ecografo possono essere immaginati come trenta secoli per l'evoluzione normale delle cose.

Quindi?

Quindi... Così come non puoi circolare con una Eco 0 ma devi avvicinarti sempre di più all'Euro 6. Così come la Polizia di ferma e ti sequestra il veicolo se circoli con una Euro 0, allo stesso modo lo Stato dovrebbe impedire di lavorare con macchine di trenta'nni fa.

Ritorniamo al centro commerciale...

Sì. Il sistema sanitario regionale dovrebbe offrire specializzazione di qualità. Essere generalista nel suo insieme. Invece, più che generalisti, i nostri ospedali sono generici. La qualità si trova solo per caso, per iniziativa e capacità personale dei singoli e non per volontà della Regione.

In questo momento, però, è la medicina d'emergenza a essere in difficoltà...

Su questo ho le idee chiare. È inutile pretendere un pronto soccorso ogni cinquanta chilometri. Non servirebbe a salvare le vite. C'è bisogno di un unico centro di emergenza e poi elicotteri leggeri per trasferire i pazienti. Solo in questo modo, con un centro di emergenza attrezzato per ogni evenienza e pronto a ogni tipo di intervento ventiquattro ore su ventiquattro si ha la certezza di salvare una vita quando c'è la possibilità di salvarla. La nostra realtà geograficamente limitata ma con la popolazione disseminata in ogni angolo non permette di immaginare altro tipo di soluzione.

E per le liste d'attesa così lunghe, cosa si può fare?

Le faccio un esempio del primo Formigoni, non quello successivamente condannato. Venendo da Comunione e Liberazione applicò il principio di sussidiarietà. Analizzò nei minimi dettagli i costi di esame. Per esempio, per una mammografia, non c'è solo il costo orario dei tecnici e del medico. Ci sono i costi dell'edificio, della pulizia, del riscaldamento, quelli amministrativi. Vanno aggiunti i costi per gli apparecchi utilizzati (acquisto e manutenzione) e altro. Se a ogni singola voce si fa corrispondere una cifra, e lo si fa onestamente, si sommano le varie voci e si ottiene il costo della mammografia. Facciamo cinquanta euro. Se con la gestione diretta dei miei laboratori non riesco a soddisfare la richiesta di mammografie, faccio diventare questa cifra un gettone che consegno nelle mani del paziente. Quest'ultimo può spenderlo nelle strutture private, a patto che quelle strutture garantiscano l'alta qualità... l'Euro 6 per indenterci.

Non funziona così anche in Molise?

Il Molise è oggetto del piano di rientro. È l'unica regione canaglia rimasta in Italia. Non può stipulare convenzioni può solo continuare a lavorare con i privati che erano già convenzionati precedentemente. Eppure quello che le ho descritto è l'unico modo per azzerare le liste d'attesa.

Ma chi deve fare tutto ciò?

Un dittatore illuminato. Non si può lasciare una materia così importante nelle mani dei politici. Ci vorrebbe uno come me - sorride -, uno che non ha il limite del clientelismo. Io non devo candidarmi e quindi potrei assumere un amministrativo capace e non uno imposto da chi deve poi darmi dei voti. Guardi, io non rimpiango i parlamentari molisani. Penso che se mi facessero parlare con Lotito troverei comprensione, capirebbe facilmente il sistema che ho in mente e farebbe in modo che si realizzasse in Molise. Poi ci vorrebbe il dittatore illuminato, senza pressioni clientelari, capace in pochi mesi a mettere su la struttura immaginata. Se proprio non riescono a trovarlo, sono qua. Mi metto a disposizione.


   

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