2 gennaio 2010

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Lettera ai giovani sessanesi

Avevo parlato ad alcuni amici, nel corso delle festività natalizie, del mio desiderio di scrivere una lettera ai giovani sessanesi in apertura di 2010. Qualcuno aveva risposto con entusiasmo. “Sì, ci vuole qualche stimolo, anche qualche provocazione!” mi avevano detto. Altri, invece, avevano esternato dubbi e perplessità: “Penseranno ad un secondo fine… Strumentalizzeranno il tuo intervento… Non è il caso di buttare benzina sul fuoco…”

Ho lasciato passare qualche giorno per riflettere meglio sulle conseguenze di un testo indirizzato ai giovani di Sessano e a tutti i sessanesi. Ho pensato che rinunciare a scrivere ciò che sto scrivendo sarebbe stato un’astinenza inutile, inutile almeno quanto scrivere, invece. E di ciò che pensano quelli che di solito pensano i pensieri degli altri, in tutta onestà e con tutto il rispetto, me ne frego perché sono proprio loro uno dei mali più gravi di Sessano.

L’origine dell’urgenza di questa mia lettera sta nella preoccupazione fortissima che vivo per il luogo in cui sono nato. Sono convinto che Sessano stia vivendo il periodo più brutto della sua storia, al termine di una lunga esperienza amministrativa che, senza dubbio, è la peggiore che ci sia stata e la peggiore che potesse essere immaginata.

Il degrado che caratterizza Sessano è visibile, penetra l’anima di chi ha un minimo di sensibilità, sconvolge chi aveva immaginato per il suo paese un futuro radioso. Un futuro non impossibile da realizzarsi se lo si immaginava basato su quelle fondamenta solide che solo trent’anni fa erano state costruite – grazie alla vita in comune e allo stare insieme - sul terreno saldo e sicuro preparato da chi, dalla fine della guerra in poi, aveva dato l’anima per migliorare le condizioni di vita e per migliorarsi.

Invece, su tanta positività voluta e costruita si è abbattuta una forza distruttiva difficilmente arginabile, una energia negativa così potente che nel giro di poco più di un decennio ha distrutto ciò che c’era e ha minato il futuro, lo ha sporcato e inquinato, ha annichilito ogni pensiero di luce, ha ucciso ogni speranza.

Ciò che si vede per le strade e per le campagne di Sessano – l’incuria, il degrado, l’abbandono – non è che il simbolo di ciò che è accaduto alle nostre anime in questo periodo di egoismo assoluto, di personalismo bieco, di chiusura ermetica ad ogni forma di interrelazione umana e culturale.

La forza distruttiva che ha causato tutto ciò ha avuto origine all’interno di un buco nero, di una disgustosa vertigine: il complesso di inferiorità. È accaduto che il processo che da sempre caratterizza l’evoluzione del genere umano, la voglia cioè di superare le generazioni precedenti per essere superati dalle generazioni successive, a Sessano si è bloccato. Una generazione intera ha sentito il balzo in avanti della generazione successiva non più come un fatto naturale e positivo ma come uno smacco, come una umiliazione. E a tale “smacco” ha pensato di reagire con la prepotenza, con la contrapposizione violenta di finti valori cercando di denigrare e sminuire i valori veri che si erano costruiti per merito di tutti e non solo di chi ne beneficiava in quel momento. Al bene comune si contrapponeva così l’affermazione personale, alle capacità i voti da prendere alle elezioni, alla cultura l’ignoranza, alla giustizia la forza del potere, al confronto la delazione, alla responsabilità la denuncia anonima, alla critica l’ingiuria non firmata, alla verità la falsità e la calunnia.

In questa atmosfera di viscidume vomitoso si trovano le cause di tanti fenomeni sociali che hanno caratterizzato l’ultimo decennio di storia sessanese, chi vuole togliersi la benda dagli occhi vedrà che da qui si parte per analizzare tutto ciò che è accaduto: dai problemi dei comitati-feste alla droga dei giovani, dalle lettere anomine alle dimissioni della minoranza, dall’incapacità di gestire i problemi della scuola alla mancanza di progetti nuovi e alternativi per i giovani, dalle antenne ai pali eolici, dalle offese pronunciate in consiglio comunale alle zampe di gallina, dalla incapacità di esprimere un consigliere provinciale al degrado della zona industriale, dall’inquinamento della pianura alle schifezze arrivate alla mia persona per mezzo della linea telefonica del Municipio.

Insomma, se si sommassero tutte le vergogne di Sessano dalla sua fondazione al 1990, non si potrebbe superare quanto nascosto sotto il tappeto delle coscienze sporche dal 1990 ad oggi.

Tutto ciò è il passato ed è, purtroppo, il presente.

La preoccupazione per il futuro nasce da ciò che sento in questi giorni, dalle notizie raccolte su ciò che si sta preparando “per Sessano”. Ad aprile ci saranno le elezioni e i “gruppi” – diversi per interesse e aggregazione – si stanno già muovendo. Arrivano notizie dall’una e dall’altra parte. E persino da una terza parte. Ciò che sconvolge è che nessuna delle tre “parti” ha un desiderio di positività da esaudire, un obiettivo di “bene superiore” o almeno di cambiamento rispetto al passato. I tre gruppi parlano di impossibilità: secondo loro questa schifezza di vita paesana non si può ribaltare. Vincere le elezioni, per loro, avrebbe l’unico scopo di sconfiggere le altre due parti in gara. E per far questo si può cercare ogni tipo di accordo e si può immaginare ogni tipo di compromesso. Persino collaborare – senza pretendere da loro almeno un ravvedimento - con chi ha ammesso senza pentirsi di aver vissuto da protagonista il “viscidume vomitoso” descritto prima o con chi non si è nemmeno reso conto di aver inferto   a Sessano tali profonde ferite..

Secondo me, invece, Sessano può tornare ad un livello di vita dignitoso. Può farcela se si va nella direzione opposta a quella degli ultimi decenni. E può farcela soltanto se i giovani – cioè gli uomini e le donne della fascia che va dai 18 ai 35 anni – decidono di prendersi la responsabilità di tale cambiamento e si organizzano in questi mesi per presentarsi compatti alle prossime elezioni.

Tutti gli altri, quelli che hanno provocato lo sfascio direttamente e chi li ha sostenuti o sobillati, chi ha osservato criticando apertamente e persino chi ha osservato in silenzio evitando così ogni problema, tutti gli adulti insomma – compreso me, naturalmente -, dovrebbero astenersi dal candidarsi dando forza ai giovani, sostenendoli, assicurando aiuto se richiesto e la presenza ad ogni loro iniziativa.

Venite fuori, giovani, uscite dalle vostre case e salvate Sessano. Questa è davvero l’ultima occasione. 

Giovanni Petta

 

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