logo_majorana.jpg (5320 byte)  logo_eff2.gif (4696 byte) Il progetto Avakian Pacifico Parrella
L'edizione 2003-2004      
Vecchi amici Invia il tuo POST IT Il calendario @ scrivici

   

Fabio Magalini

La pagina degli autori effervescenti delle passate edizioni

   Fabio con gli alunni del liceo Majorana il 22 aprile 2004

magalini_invito.jpg (176342 byte)


magalini_bimbo001.jpg (156602 byte)

Il giorno 15 Dicembre, alle ore 18:00, Presso lo Spazio Teatro S. Pancrazio, P.za S. Pancrazio, 1. s'inaugura l'esibizione:
F I O R I X I B A M B I N I
Una mostra fotografica, per aiutare i bambini meno fortunati di due continenti

AMERICA LATINA
Nel Gennaio del 1999, un gruppo di volontari, tra cui Caterina De Benedittis, partì per la Colombia, con lo scopo di completare un orfanotrofio in una cittadina chiamata Ocaña, nel Norte de Santander.
All'epoca lì, alla Missione delle Figlie di Nostra Signora dell'Eucarestia, vivevano 3 suore italiane, con 3 bimbe, figlie di una madre che per problemi di grande povertà le aveva affidate alle loro cure. Molte sono difatti in Colombia le ragazze-madri, già a 13 anni, spesso per incesti o violenze carnali. E molti sono i bambini abbandonati al loro destino, nelle grandi baraccopoli che circondano le città. Le suore chiedevano un edificio, dove poterne accogliere più possibile.
Nel corso di quel soggiorno, Caterina ne ha conosciuto alcuni, ritraendoli nelle strade dove vivono. Il suo impegno a loro favore e a favore delle suore che li sostengono iniziava da quel primo viaggio. Il grande orfanotrofio è stato terminato nell'anno 2000. Nonostante le iniziali difficoltà economiche,
il numero di bambini è andato costantemente aumentando.
A distanza di 5 anni, l'edificio a 3 piani ospita più di 70 bambini, oltre a fornire il pasto ad altri 80. Il loro sostegno e la loro crescita confida nell'impegno delle suore; oltre ad iniziative come questa.

AFRICA
Nel Gennaio del 2002, un gruppo di volontari della Parrocchia di S. Pancrazio, partì per l'Uganda, con lo scopo di realizzare una scuola professionale per i ragazzi della Missione Cattolica di Toroma. La situazione in tutto il nordest del paese africano, sconvolto da barbare guerre civili, è gravissima. I primi a farne le spese sono i bambini, rapiti, mutilati e costretti a combattere negli eserciti ribelli. La missione Cattolica locale, con l'aiuto dei volontari, ha dato l'avvio al sostegno per molti di loro, tanto negli studi quanto a casa. Nel contempo, continuano i lavori per la nuova scuola professionale.
Ma i bambini ancora a rischio di vita o in condizioni di grave disagio, nella sola Missione assistita, sono ancora moltissimi.

La mostra fotografica Fiori X i Bambini, attraverso un percorso surreale nel mondo dei nostri fiori, vuole offrire un contributo, non solo simbolico, ai tanti bambini nelle Missioni di Ocaña e Toroma. Un nostro fiore, appunto, da regalare loro.
Le riproduzioni delle foto esposte, saranno in vendita. Tutti i ricavati saranno devoluti alle Missioni.

Fabio Magalini

COLOMBIA 11/12/2004 12:38
‘ADDIO ALLE ARMI’ PER 1400 PARAMILITARI, QUALE FUTURO PER LA POPOLAZIONE
CIVILE?
Peace/Justice, Standard


I 1.425 paramilitari del ‘Bloque Catatumbo’ hanno deposto le armi, in gran parte fucili Kalashnikov Ak-47, in una cerimonia ufficiale tenuta ieri nella comunità di Campo Dos, a Tibú (dipartimento di Norte de Santader, al confine col Venezuela), in un clima di timori e incertezze e di ferite ancora aperte nella popolazione civile. “L’uomo che vi sta parlando ha sepolto il comandante vittorioso di un tempo. Oggi nasce un amico e un compatriota”: così Salvatore Mancuso Gómez, capo indiscusso delle Autodifese unite della  Colombia (Auc), dopo la misteriosa scomparsa di Carlos Castaño Gil lo scorso aprile, si è rivolto alle autorità e ai civili presenti, annunciando pubblicamente il suo abbandono alla lotta armata. Mancuso, su cui pesano 21 mandati di cattura per crimini di lesa umanità, nonché una richiesta di estradizione negli Stati Uniti per narcotraffico (l’autorizzazione al trasferimento è già stata formalizzata dalla Corte Suprema, ma per ora non ha ottenuto il visto presidenziale), ha chiesto “perdono per i danni causati” in una regione dove sono ancora visibili ai bordi della strada che da Cúcuta porta a Tibú le croci che marcano le fosse in cui sono stati sepolti per anni contadini accusati di collaborazionismo con la guerriglia. I paramilitari disarmati sono stati concentrati nei terreni di una fattoria di Tibú, comune in cui dal 1999 decine di civili sono stati assassinati dalle Auc nel tentativo di strappare la regione, ricca di piantagioni di coca e risorse petrolifere, ai rivali delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). Non è ancora chiaro quanti ‘paras’, quasi tutti ex-militari o ex-guerriglieri che cambiarono schieramento dopo l’inizio dell’offensiva saranno chiamati davanti alla magistratura per le loro responsabilità nei massacri di civili o potranno liberamente fare ritorno ai propri villaggi d’origine: l’alto commissario per la pace del governo, Luis Carlos Restrepo, non ha fornito informazioni al riguardo, limitandosi a confermare che tra coloro che rischiano un’incriminazione c’è l’ex-capitano dell’esercito nazionale a riposo Alberto Pérez Betancourt, alias ‘Camilo’, già comandante del ‘Bloque Catatumbo’, alle strette dipendenze di Mancuso. Né è dato di sapere, per il momento, il destino dello stesso Mancuso, protetto a tempo indeterminato da un’immunità concessagli dal presidente Alvaro Uribe Vélez per consentirgli di continuare a presiedere come ‘capo negoziatore’ il processo di pace intavolato col governo nel luglio 2003, che dovrebbe portare – almeno sulla carta – alla smobilitazione di circa 20.000 combattenti entro il 31 dicembre 2005. Mancuso, del resto, è stato chiaro: “Siamo impegnati in un negoziato; è un atto di fiducia e la fiducia non richiede contro-prestazioni”. Ora, la questione più urgente riguarda l’incolumità della popolazione civile, che si troverà a convivere con i
feroci combattenti di un tempo, in un’area dove storicamente lo Stato è risultato assente, lasciando gli abitanti in balìa dei gruppi armati. “Abbiamo paura che la guerriglia possa approfittare dei pochi uomini delle forze di sicurezza dispiegati e colga l’occasione per lanciare una nuova offensiva” dice Amparo Morales, proprietaria di una piccola tenuta agricola a Campo Dos. I paramilitari hanno dichiarato esplicitamente che la responsabilità di tutelare gli abitanti passa ora allo Stato: loro, che hanno ‘protetto’ la popolazione con le armi, cedono il passo, lanciando di fatto una sfida al governo: se riuscirà a riportare il controllo nel Catatumbo e ad annientare la guerriglia senza l’aiuto dei ‘paras’, potrà farlo anche in altri dipartimenti. “Alcuni compatrioti mi chiamano e mi dicono: presidente, chi avrà cura di noi ora?” ha detto il presidente Uribe, alla vigilia della smobilitazione del ‘Bloque Catatumbo’, la resa più massiccia di combattenti in oltre 40 anni di conflitto interno. “Io rispondo: l’esercito è venuto per restare. Non possiamo lasciare che la Colombia continui ad essere umiliata dalla guerriglia”. Gli abitanti di La Gabarra, Tibú, Campo Dos, Cúcuta, alcuni dei centri più colpiti dalla guerra, si augurano che l’incubo delle incursioni paramilitari sia davvero finito. A El Tarra, la speranza è riposta soprattutto nell’annunciato dispiegamento in forze dell’esercito: forse, finalmente, i 'campesinos' potranno riesumare le spoglie di 300 amici e parenti, sepolti in una quarantina di fosse comuni nella zona rurale attorno al centro abitato, inaccessibile da anni a chiunque, soldati inclusi, a causa dei continui scontri tra il ‘Bloque Norte’ delle Auc e le colonne ‘Arturo Ruiz’ delle Farc e ‘Armando Cacua’ dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln). Tre gruppi che oggi, come ieri, non sono coinvolti nel processo di pace e continuano la lotta armata. (di Francesca Belloni)[FB]

magalini_bimbo001.jpg (156602 byte)    magalini_bimbo002.jpg (331307 byte)
magalini_bimbo003.jpg (328641 byte)