COLOMBIA 11/12/2004 12:38
ADDIO ALLE ARMI PER 1400 PARAMILITARI, QUALE FUTURO PER LA POPOLAZIONE
CIVILE?
Peace/Justice, Standard
I 1.425 paramilitari del Bloque Catatumbo hanno deposto le armi, in
gran parte fucili Kalashnikov Ak-47, in una cerimonia ufficiale tenuta ieri nella
comunità di Campo Dos, a Tibú (dipartimento di Norte de Santader, al confine col
Venezuela), in un clima di timori e incertezze e di ferite ancora aperte nella popolazione
civile. Luomo che vi sta parlando ha sepolto il comandante vittorioso di un
tempo. Oggi nasce un amico e un compatriota: così Salvatore Mancuso Gómez, capo
indiscusso delle Autodifese unite della Colombia (Auc), dopo la misteriosa scomparsa
di Carlos Castaño Gil lo scorso aprile, si è rivolto alle autorità e ai civili
presenti, annunciando pubblicamente il suo abbandono alla lotta armata. Mancuso, su cui
pesano 21 mandati di cattura per crimini di lesa umanità, nonché una richiesta di
estradizione negli Stati Uniti per narcotraffico (lautorizzazione al trasferimento
è già stata formalizzata dalla Corte Suprema, ma per ora non ha ottenuto il visto
presidenziale), ha chiesto perdono per i danni causati in una regione dove
sono ancora visibili ai bordi della strada che da Cúcuta porta a Tibú le croci che
marcano le fosse in cui sono stati sepolti per anni contadini accusati di
collaborazionismo con la guerriglia. I paramilitari disarmati sono stati concentrati nei
terreni di una fattoria di Tibú, comune in cui dal 1999 decine di civili sono stati
assassinati dalle Auc nel tentativo di strappare la regione, ricca di piantagioni di coca
e risorse petrolifere, ai rivali delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc).
Non è ancora chiaro quanti paras, quasi tutti ex-militari o ex-guerriglieri
che cambiarono schieramento dopo linizio delloffensiva saranno chiamati
davanti alla magistratura per le loro responsabilità nei massacri di civili o potranno
liberamente fare ritorno ai propri villaggi dorigine: lalto commissario per la
pace del governo, Luis Carlos Restrepo, non ha fornito informazioni al riguardo,
limitandosi a confermare che tra coloro che rischiano unincriminazione cè
lex-capitano dellesercito nazionale a riposo Alberto Pérez Betancourt, alias
Camilo, già comandante del Bloque Catatumbo, alle strette
dipendenze di Mancuso. Né è dato di sapere, per il momento, il destino dello stesso
Mancuso, protetto a tempo indeterminato da unimmunità concessagli dal presidente
Alvaro Uribe Vélez per consentirgli di continuare a presiedere come capo
negoziatore il processo di pace intavolato col governo nel luglio 2003, che dovrebbe
portare almeno sulla carta alla smobilitazione di circa 20.000 combattenti
entro il 31 dicembre 2005. Mancuso, del resto, è stato chiaro: Siamo impegnati in
un negoziato; è un atto di fiducia e la fiducia non richiede contro-prestazioni.
Ora, la questione più urgente riguarda lincolumità della popolazione civile, che
si troverà a convivere con i
feroci combattenti di un tempo, in unarea dove storicamente lo Stato è risultato
assente, lasciando gli abitanti in balìa dei gruppi armati. Abbiamo paura che la
guerriglia possa approfittare dei pochi uomini delle forze di sicurezza dispiegati e colga
loccasione per lanciare una nuova offensiva dice Amparo Morales, proprietaria
di una piccola tenuta agricola a Campo Dos. I paramilitari hanno dichiarato esplicitamente
che la responsabilità di tutelare gli abitanti passa ora allo Stato: loro, che hanno
protetto la popolazione con le armi, cedono il passo, lanciando di fatto una
sfida al governo: se riuscirà a riportare il controllo nel Catatumbo e ad annientare la
guerriglia senza laiuto dei paras, potrà farlo anche in altri
dipartimenti. Alcuni compatrioti mi chiamano e mi dicono: presidente, chi avrà cura
di noi ora? ha detto il presidente Uribe, alla vigilia della smobilitazione del
Bloque Catatumbo, la resa più massiccia di combattenti in oltre 40 anni di
conflitto interno. Io rispondo: lesercito è venuto per restare. Non possiamo
lasciare che la Colombia continui ad essere umiliata dalla guerriglia. Gli abitanti
di La Gabarra, Tibú, Campo Dos, Cúcuta, alcuni dei centri più colpiti dalla guerra, si
augurano che lincubo delle incursioni paramilitari sia davvero finito. A El Tarra,
la speranza è riposta soprattutto nellannunciato dispiegamento in forze
dellesercito: forse, finalmente, i 'campesinos' potranno riesumare le spoglie di 300
amici e parenti, sepolti in una quarantina di fosse comuni nella zona rurale attorno al
centro abitato, inaccessibile da anni a chiunque, soldati inclusi, a causa dei continui
scontri tra il Bloque Norte delle Auc e le colonne Arturo Ruiz
delle Farc e Armando Cacua dellEsercito di liberazione nazionale (Eln).
Tre gruppi che oggi, come ieri, non sono coinvolti nel processo di pace e continuano la
lotta armata. (di Francesca Belloni)[FB]