Cari amici,
immaginate Central Park. Vi verrà forse in mente, se non lavete visto in inverno,
quello dei film, con le foglie di mille colori, folto, rumoroso.
Ecco, spogliatelo. Niente foglie, niente biciclette, niente carrozze, e sopra un cielo
coperto, una lastra grigia che non si muove né verso il freddo né verso il sole, intorno
a voi poca gente è mattina, in settimana e sotto i piedi tutta una distesa
di terra scura, roccia, alberi nudi.
E poi aggiungeteci i Gates.
|
|
|
I Gates sono erano, non ci sono già più dei drappi
arancione che un artista impacchettatore di nome Christo (impegnativo, come nome) e sua
moglie Jeanne-Claude hanno distribuito su ogni sentiero del parco. Ovunque.
|
Li hanno chiamati i Gates, questi bandieroni enormi, montati su
telai arancio, fatti di un materiale fabbricato apposta credo in Germania,
indistruttibile, che verrà riciclato per altre opere, sistemati a distanza di 3-4 metri
uno dallaltro e che, soprattutto in questo momento dellanno, si perdono a
vista docchio su tutta la superficie del parco. Tanto che se ti piazzi nei posti
giusti, proprio perché di foglie non ce nè e lo spazio si moltiplica, quel che
vedi è una macchia zafferano che curva, scende, si agita, scompare mentre sei sotto un
bandierone tu stesso, e visto che sono le 9 di mattina di un lunedì cè pochissima
gente e tira vento e davvero non senti altro che il suo sollevarsi nellaria, sono
drappi pesanti, e il tuo respiro sotto, che viene fuori diverso anche se non te ne
accorgi, perché una cosa così non lhai mai vista.
|
|
|
Cè silenzio, ti fermi in mezzo a un sentiero, sarà tutto il
lavoro che cè dietro (trentanni ci sono voluti), sarà che nel frattempo
qualcosa lhai letto e sai che Christo e sua moglie hanno pagato tutto di tasca
propria e i proventi ottenuti dai gadget andranno tutti in un fondo per la protezione dei
parchi, o sarà che oggi sei particolarmente sensibile ai colori, ma qui sotto, qui in
mezzo, ti pare di avvertire qualcosa, unenergia, poco più che un soffio, entrare e
uscire dai polmoni.
|
I Gates li hanno smantellati lunedì. Non so perché li abbiano
tenuti così poco, sono tornata unaltra volta, di pomeriggio, e me ne sono scappata
via:
cera il mondo. Hanno stimato qualcosa come trecentomila visitatori, poi non so
quanti ne siano arrivati. Come fai a contarli.
Me ne sono andata perché volevo ricordarmi il silenzio, stringermi addosso alla memoria
quella sensazione che ti viene su solo quando cè posto per il superfluo e hai del
gran tempo da perdere, la sensazione di essere tu, al mondo, mischiato a tutto il resto,
ma tu. Esserci. Con un corpo, una mente, i desideri, gli amori, la voglia che avresti di
chiamare te stesso dieci anni fa, ventanni fa, puntare il dito e dire: avevi
ragione, guarda che roba!
|
|
|
Sono tornata a casa e mi sono messa a scrivere.
A presto.
Sugar T.
|