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LA FAVA E IL PISELLO PROTEICO TURZO PER IL BENE COMUNE DI AGOSTO-SETTEMBRE 2015 http://expo2015.regione.molise.it/wp-content/uploads/2015/03/POTENZE-IMP_Limite.pdf All’expo di Milano abbiamo portato, oltre a tante cose belle, pure qualche diapositiva sul pisello proteico, la fava e il favino. Alla cantina Iammacone ci abbiamo fatto una serata sopra e abbiamo approfondito assai soprattutto perché Ruzzone ha proiettato le facce di quelli che in mezzo a noi possono aspirare a appartenere a una delle tre categorie. La moglie di Iammacone ha subito messo il marito alla categoria del favino. E lui si è angustiato e ha detto che non era vero. Così per evitare misurazioni imbarazzanti gli abbiamo creduto sulla parola. La stessa cosa abbiamo fatto con Totaro quando ha detto che lui non paga le quote del Pd perché non gli hanno dato il simbolo: per non fare conti imbarazzanti gli abbiamo creduto sulla parola. Guardando le diapositive che la Regione ha mandato all’expo di Milano abbiamo scoperto che a Pesche, oltre a starci la patana turchesca che con i soldi del terremoto gli arrivarono duecentomila euro per coltivarla e dio la benedica, ci sta la Banca del Gemoplasma dell’Università degli Studi del Molise. Noi che non capiamo che cos’è ci fa piacere e pure all’Università gli crediamo sulla parola. Perché a noi le parole difficili ci piacciono. Che ci sembra che siamo meno ignoranti ogni volta che ne sentiamo una nuova. Sempre sulle diapositive che abbiamo mandato a Milano, e che stanno pubblicate sul sito dell’Expo, ci stanno due cose che o sono errori o sono cose serie. Una sta al terzo rigo della terza diapositiva di quelle che si intitolano “Potenza del limite”: l’Università del Molise è chiamata Univerità del Molise. Mo, o è mancata una “s” oppure è una continuazione della visione di Cannata che lui quando parlava sembrava un profeta e non considerava possibili altre verità. E pure a anni che c’è rimasto al rettorato (da giugno 1995 al 31 ottobre 2013) non scherzava nel confronto con i centoventi anni di buona salute di Mosè. Sempre nelle stesse diapositive, si trova che sono intitolate “Potenza del limite” fino alla seconda e nella terza e la quarta si intitolano “Potenza della limite”. Su questa cosa alla cantina Iammacone abbiamo aperto un dibattito e lo abbiamo fatto condurre a Mario Sgabbia che da qualche mese lo chiamiamo Mario Paragone perché tra sgabbia e gabbia ci sta solo la “s” che è la stessa dell’Università e l’Univerità. Dal dibattito è emerso che alcuni pensano che è un errore di chi ha scritto le diapositive e altri invece che è dovuto all’intervento della Consigliera di Parità che vuole femmine e maschi allo stesso livello. Pochi giorni prima, infatti, la Consigliera aveva fatto ricoverare il sindaco di Isernia che si era permesso di rimpastare la giunta senza tenere conto del numero di femmine che ci doveva mettere. E quando è andato in consiglio non solo ha dovuto congelare i due assessori, come a Capitan Findus, ma si sentito pure male e hanno dovuto sospendere la riunione. Forse non era abituato al freddo dei surgelati. Successe lo stesso giorno che il sindaco di Roma si sentì male e non andò a San Macuto a parlare di come aveva organizzato il sistema di accoglienza e di identificazione dei migranti. A Milano, comunque, portiamo pure la manteca e la vacca podolica e la transumanza. Che sono cose che noi della cantina Iammacone apprezziamo assai. La Regione spende per questa cosa mezzo milione di euro. E noi gli crediamo sulla parola. Sia che li spende e sia che ci vogliono proprio tutti quanti per fare una figura dignitosa. Intanto il 12 luglio scorso l’ex presidente Iorio ha detto che il nuovo presidente Frattura “è come un bambino che mette le mani nella marmellata preparata da altri”. E visto che quella marmellata è ormai una cosa talmente molisana che è antica almeno quanto il tratturo, che è tipica come alla ‘nzogna del viccio delle salcicce, forse un poco di marmellata potevamo esporla anche a Milano. Insieme alla fava, al pisello proteico e a qualche provolone. |
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