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Lettera a Pasquale Lombardi e
Pasquale Pilla
Presentazione del libro “Perché ci chiamiamo così?” Soprannomi a Fornelli – 30 dicembre 2015 Scusate se non ci sto. Ma io tengo un’età e già il fatto che sto qua dove sto è un miracolo. Non vi dispiacete allora se non sto dove volete che dovevo stare. Però vi voglio dire che avete fatto una bella cosa perché i soprannomi sono importanti. Sono importanti per tanti motivi e ve lo dice uno che tiene il soprannome contenuto già dentro al nome e cognome. Io mi chiamo Rossano Turzo. E già uno che si chiama Turzo non è che può sperare che gli trovano un soprannome. Perché gli amici che lo frequentano si pigliano sfizio a chiamarlo come si chiama. E se ce l’hai così, il nome, così te lo tieni. Il nome o il soprannome è così importante che ti fa già diventare quello che poi diventi. Io, quando ero uaglione, quando capii come mi chiamavo, nello stesso momento capii pure quello che mi aspettava. Capii dal suono del mio nome che non potevo fare lo stilista, manco all’Ittierre. Che ve l’immaginate una linea di abbigliamento che si chiama Turzo-Jeans. E chi se l’accatta! Capii che non potevo fare i profumi, anche se vivevo in campagna con la lavanda e l’erba medica, con la lupinella che sapeva di campagna fuggitiva e la ristoccia che dava un’essenza di bruciato. Lo capii subito perché mi immaginai che all’aeroporto non avrebbero mai messo una boccia di Turzo Eau de parfum vicino azzeccato a quello di Dior o di Narciso Rodriguez. Che una cosa è se ti profumi con una spruzzata di Hugo Boss e un’altra cosa è se ti meni addosso una ciampata di Turzo aftershave. Capii anche che non potevo fare il chirurgo estetico perché nessuna femmina si sarebbe fatta rifare da un medico Turzo. Che già si poteva immaginare che naso o che altre cose gli potevano venire dopo l’intervento. Insomma, già a dieci anni capii che avevo avuto due disgrazie grosse. Una era quella che ero nato in Molise e l’altra che mi chiamavo Turzo. Pure il mio amico Cosimo Ruzzone ha subìto lo stesso destino. Che manco lui scherza con il nome che gli hanno messo. L’anno scorso, per esempio, fece un vino speciale con l’uva curata e raccolta acino per acino. Una specialità. Il figlio di Ruzzone che fa il grafico (e lui ha capito tutto, infatti l’agenzia che tiene non si chiama Ruzzone Graphic ma Rusz Graphic che sembra una cosa che viene dalla Francia o dal Canada e questo funziona ché a noi uno che fa il grafico a Temennotte ci dà meno fiducia di uno che viene da Berlino)… insomma il figlio di Ruzzone ci fece pure l’etichetta bella e l’appiccicammo in fronte alle bottiglie. Ma l’azienda si chiamava Cosimo Ruzzone Wine e quando mettemmo in vendita le bottiglie alla Cantina Iammacone vicino a quelle di Di Majo-Norante la gente entrava e leggeva: Don Luigi di Di Majo-Norante e poi affianco Don Peppino di Cosimo Ruzzone Wine. E subito dicevano “Che ciofeca!” senza nemmeno averlo assaggiato. E quindi tutte le bottiglie ci sono tornate indietro invendute e ce le siamo croccate per dimenticare. Quindi, vedete l’importanza del nome e del soprannome… che per esempio se venivo là e mi facevate parlare del libro io mi sarei trovato in difficoltà perché tenevo a fianco due che si chiamavano Pasquale e, mentre parlavo, dovevo dire Pasquale Uno e Pasquale Due, che poi il Due si sarebbe offeso. Oppure dovevo chiedere a voi di Fornelli come li chiamavate voi a questi due e magari si scopriva che Pasquale Lombardi lo chiamate Mario Biondi o Barry White perché tiene la voce come a uno che canta dentro alla discoteca di San Salvo e Pasquale Pilla magari si scopriva che lo chiamavate Lampione per l’altezza, o Atterraggio sicuro per la pista d’aerei che tiene al posto dei capelli. E mo stavamo a parlare del libro di Mario Biondi e Lampione che manco era male. Senza farla lunga, devo dire che avete fatto una cosa importante. Perché dentro al vostro libro ognuno ci può trovare la propria storia e il proprio destino. Perché il nome è come a una profezia… e siccome comincia l’anno nuovo io vi vorrei fare gli auguri… e ci vogliono auguri grossi… perché se uno si mette nella mani di un medico che si chiama Lussazione, Ferita o Frattura manco si può immaginare che le cose si acconciano. Perciò… speriamo bene… e statev’ buon. Auguri |
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degli ultimi dieci anni, |
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