|
||
NATALE È PASSATO... E SEMP' QUA STEM' PER IL BENE COMUNE DI GENNAIO 2017 Il mese scorso è stato Natale e io mi aspettavo che questa volta succedesse quello che prima o poi dovrà succedere. Che uno che vive in Molise finalmente si renderà conto che fra un Natale passato e uno che viene non ci sta altro che la Democrazia Cristiana. Che fra poco dobbiamo aprire un museo come a quello del Paleolitico di Isernia perché siamo l’unico posto al mondo dove ancora sopravvive la Balena Bianca. E invece di venire a vedere il dente del bambino di settecentomila anni fa, riempiremo gli alberghi con i visitatori di queste mummie che come stavano stanno e come facevano fanno. E si riproducono come in nessun laboratorio del mondo riescono a fare. Pochi giorni prima di Natale un fasonista dell’Ittierre ha cominciato lo sciopero della fame e si è messo davanti al Tribunale di Isernia. Lo ha fatto perché secondo lui l’Ittierre sta in liquidazione anche se non lo dicono. Che hanno ingarbugliato la situazione a tal punto che manco i giudici ci stanno capendo. Il fasonista vuole i posti di lavoro sani e stabili ma nessuno se ne frega. “Un’intera regione sta morendo” ha detto e non si è preso manco una fetta di milk pan di Iannetta. Pochi giorni prima di Natale i lavoratori dello Zuccherificio di Termoli hanno ricevuto la lettera di licenziamento e di dolce non c’è stato manco il panettone. I lavoratori hanno continuato il presidio davanti allo stabilimento e sperano che la Regione faccia qualche altro miracolo. Anche se ogni miracolo che fa la Regione per quelli di oggi è una dannazione per quelli di domani. E non per tutti perché qualcuno ci guadagna sempre. I lavoratori hanno detto che loro vogliono lavorare e non vogliono essere assistiti. Mo che non ci stanno più i lavoratori lo stabilimento è più facile a venderlo e chi se lo compra farà lavorare le barbabietole. Pochi giorni prima di Natale la Provincia di Isernia non ha rinnovato i contratti ai cantonieri e i cantonieri hanno fatto un brindisi con la gazzosa e i biscotti secchi davanti alla Cattedrale e davanti alla casa del presidente della Provincia. Il Presidente ha detto che non vuole gente davanti alla casa sua e si è incazzato. Ruzzone si è fatto un giro per tutti e tre i posti dove stavano quelli che protestavano perché dove ci sta la gente ci sta sempre uno che coc’ ‘na sav’ciccia o si crocca un bicchiere di vino. E lui che tiene la pensione sociale è meglio se accocchia qualcosa e poi, alla casa, si mangia una fella di pandoro dell’emmeddì e sta come a una Pasqua a Natale. Poi, dopo pranzo, ha riflesso un attimo. E ha pensato che da non so da quanti Natali ci abboffano i coglioni con l’Ittierr… gittierr… kitemuor… E tutti parlano di libri contabili, di alta finanza, di commissari straordinari, di piani di rilancio, di avvocati e curatori, di società per azioni e parole ammischiate che servono solo a prendere per il culo la povera gente. Nessuno mai è andato a vedere alla casa di quei pochi che prima faticavano all’Ittierre e allo Zuccherificio e che mo, a Natale, si mangiano il panettone da cinquantaquattro euro che viene da casa del diavolo e la bottiglia di Don Carlos che ce la regalano pure. Che sono stati così bravi nel loro lavoro che i molisani ce la regalano pure la bottiglia buona. E non servirebbe manco che quelli che dovrebbero entrare entrano a vedere la tavola apparecchiata. Basterebbe vedere le macchine che tengono parcheggiate fuori alla casa e fare una semplice domanda: “Ma come cazzo te la sei comprata? E come cazzo la mantieni?” Che sono le stesse macchine che, in città, stanno sempre parcheggiate sulle strisce pedonali che se Ruzzone ci parcheggia il trerruote, con la lupinella a cascione, subito gli arriva la multa ma quelle sono talmente belle che è meglio che le lasciano là per bellezza. Migliorano il panorama del Medioriente d’Italia e ci fanno sentire tutti più ricchi. E a questi del tappeto moicano al posto dello zerbino basterebbe domandargli: “Ma che cazzo ci vai a fare al Lussemburgo e a Vaduz? E come mai tieni tutta questa corrispondenza con il Lussemburgo e con Vaduz che quelli sono gli unici posti che non ci sta manco un emigrante molisano? Ci tieni i parenti?” Basterebbe fare poche domande e forse uscirebbe fuori tutta la tombola di Santo Stefano, dal numero Uno al numero Novanta. Che poi non sono manco Novanta ma solo una ventina quelli che si croccano il panettone da cinquantaquattro euro e la bottiglia da trentadue alla faccia di magazzinieri e fasonisti, di stirerie e ricamifici falliti con i mutui dei macchinari ancora da pagare. Ma mo voglio vedere se non rinnovano i contratti ai cantonieri. Se la lupinella e l’erba medica si ripigliano l’asfalto e tritano i guardarail, dove cazzo li fanno circolare i macchinoni che tengono. Se li terrano incartati per ricordo di quello che hanno fatto. Li lasceranno in eredità ai figli che studiano alle università dei controcoglioni a spese di chi ha creduto alla befana, perché loro i figli all’Università del Molise non ce li mandano se no non tengono un cazzo da raccontare quando vanno alle cene delle Accademie della Cucina e dei Sommelier. “Mio figlio sta qua… mio figlio sta là…” E tutto questo schifo, pure a questo Natale, solo per non fare domande. Che questa regione le risposte non le ha mai volute ma almeno le domande le poteva fare. E se mi scrivete per dirmi che sono populista vi mando affanculo. |
||
|
|
|
|