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IL TARTUFO, L'ALBANIA E IL MEDIORIENTE D'ITALIA
PER IL BENE COMUNE DI AGOSTO-SETTEMBRE 2018


Il mese scorso sono successe due cose importanti: una che riguarda il tartufo e una che riguarda l’Albania.

A Macchiagodena avevano trovato il tartufo e la Regione aveva affidato la raccolta a un consorzio che si chiamava «Tuber Macchiagodenese». I cercatori di Tartufo di Macchiagodena si sono incazzati, hanno fatto ricorso e hanno avuto ragione.

Il Consiglio di Stato ha detto che non si può dare una cosa di tutti, e che caccia i soldi dalla terra, a poche persone. Quindi tutti si possono andare a scavare il tartufo.

Quando io e Ruzzone stavamo al Medioriente, fecero la stessa cosa con il petrolio ma io e Ruzzone non potemmo fare ricorso perché non sapevamo come chiedere al tabacchino la carta bollata in arabo. E da allora sono successe una guerra dietro l’altra. Sceicchi e Americani si sono arricchiti e la gente normale è rimasta povera come era prima.

Con questa sentenza del Consiglio di Stato ci siamo evitati una Intifada tra Cantalupo e Santa Maria del Molise e, soprattutto, abbiamo evitato che i mercanti di patane e tartufo costruissero chiese, moschee e sinagoghe e che arrivasse qualcuno a cacciarli dal tempio.

L’altra notizia è che pure Toma, il presidente della Regione, si vuole occupare di cose internazionali. Prima ha ricevuto i croati e poi ha chiamato diciannove imprenditori molisani, li ha messi in aereo e li ha portati a Tirana perché secondo lui agli albanesi possono interessare i nostri marchi.
Ruzzone, che pensa sempre terra-terra, ha subito detto che bastava che ogni imprenditore che andava a Tirana assumesse 200 guagliuni molisani e già si era risolto il problema dell’occupazione perché 380 stipendi in una regione di trecentomila persone già fanno l’economia.

Silvano Sanguetta, che faceva il manager a Pettoranello con i soldi della Gepi e della FinMolise e mo tiene lezioni di «Economia del Manico» alla Cantina Iammacone anche se piglia la pensione con i contributi versati a Pettoranello, ha detto che prima di andare all’Albania a esportare il marchio dobbiamo prima fare il marchio. Se no, succede che troviamo il mercato e poi non teniamo niente da vendere e dobbiamo andare a vendere gli accendini cinesi mentre i cinesi fanno le strutture ricettive sulla Trignina. Che lui lo sa che sotto a Pietrabbondante già sono andati i cinesi che vogliono investire nove milioni di euro. E magari ci ritroviamo il «Football Club Carapone» in serie A come a quando Perna portava l’Ascoli di Rozzi a giocare al X settembre di Isernia.

Mario Recchiacalla ha detto che a lui questa cosa gli piace perché mo al posto del X settembre di Isernia ci sta l’Auditorium e non è una cosa bella che i guagliuni che vogliono pazziare a pallone devono andare fuori città, sotto alla montagna di Miranda, con il motorino. Che il nipote esce sudato dalla partita e il giorno dopo tiene le tonsille come alle verruche di Nicola Lusdreus e non va alla scuola.

Pasquale Broccolino, che ha fatto l’emigrante a Bruxelles e gli piace l’Europa, ha detto che non capiamo una mazza. Ha detto che il mondo è cambiato e che se non ci apriamo agli Albanesi e ai Cinesi non teniamo speranza. Ha detto che mo tutto si basa sulla rete e che se non ci mettiamo in rete crepiamo. Ha detto che pure il Molise, se vuole il futuro, deve dare importanza alla rete.

Mario Recchiacalla gli ha subito dato ragione: “È vero – ha detto – senza la rete non ci sta sfizio manco a pazziare a pallone!”



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