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L’ammiria e la demmiria di Amerigo Iannacone PER IL BENE COMUNE DI AGOSTO-SETTEMBRE 2019 Il mese scorso, il 12 luglio, facevano due anni che è morto Amerigo Iannacone. Così, alla cantina, ci siamo messi a leggere qualcuna delle cose che lui ha scritto. Nicandro Leggìo, cugino di Stefano Sabelli, che solo perché è parente si pensa un grande attore, ha scelto un brano di «A zonzo nel tempo che fu» e ce lo ha letto. «I molisani provano l’ammiria – ha scritto tempo fa Iannacone - o, più spesso, la demmiria. Due parole che non so tradurre ma che proverò a spiegare. Se vedono che ti sei comprata la macchina nuova, magari si indebitano ma se la devono comprare anche loro (e questa è l’ammiria che, se volete, potete anche tradurre con “invidia”). Se siete riusciti a farvi strada nella vita o semplicemente ad avere successo in qualche campo, allora, se non sanno imitarvi o non hanno voglia di impegnarsi, faranno di tutto per tagliarvi le gambe. Come dire: se io non lo so fare non lo devi fare neanche tu. E questa è la demmiria, che è la sorella cattivissima della cattiva “invidia”». Quando ha finito di leggere, gli abbiamo abbattuto le mani. E subito dopo è entrato Nicola Svrenzo che ci ha raccontato che a Sessano, Roberto e alcuni amici suoi, siccome il Comune non tiene soldi, hanno pulito le strade a loro spese. Non solo: hanno pure fatto la rampa a un edificio pubblico per quelli che non possono salire le scale. Non appena hanno finito il lavoro, si pensavano che tutti li ringraziavano. E invece si sono presi le critiche. A Macchia d’Isernia – ha raccontato Alduccio Levamano – i giovani che hanno vinto le elezioni, siccome il Comune non tiene soldi, hanno pulito e abbellito le strade con la loro fatica e a loro spese. Pure loro si aspettavano i ringraziamenti e invece si sono presi le critiche e i rimproveri: “E se caccheduno si faceva male?” hanno detto quelli che sanno tutto e già li sapeva pure Amerigo Iannacone. A Cervia, invece, otto ore dopo la tromba d’aria che ha distrutto spiagge e alberi, gli operai del Comune e i volontari avevano già rimesso tutto a posto che se succedeva a Campomarino ancora stavano aspettando che Toma telefonava a Patriciello e se ci stava un contributo europeo per i sciosci delle trombe che suonano le bande di paese, arrivava il contributo e dopo qualche anno ripartiva la stagione balneare. La discussione si è accesa assai. Chi diceva che siamo meglio noi. Chi diceva che sono meglio quelli dell’Altitalia. A Ruzzone non gliene fregava per niente di questa discussione. Lui era incazzato perché gli hanno chiuso il punto-nascite a Termoli. «Propria mo che volevo fare un figlio» ha detto. Quando gli abbiamo ricordato che tiene 82 anni e che forse non è il caso, a quell’età, di mettere al mondo una criatura, si è calmato. «Tenete ragione – ha detto -. Che senso ha tenere il punto-nascite aperto? Non è che in Molise ci sta molta gente più giovane di me!». Si è rasserenato e se n’è andato a comprarsi una decina di azioni dell’impresa di pompe funebri di Donato Accocchiapede. |
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