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La coccia sbandonata
PER IL BENE COMUNE DI APRILE-MARZO-GIUGNO 2021
 
Quando Nicola Cavadarella è entrato dentro alla Cantina Iammacone, con la coccia di preta che aveva trovato, siamo diventati tutti Alberto Angela. Ognuno voleva dire la sua.
 
Nicola Cavadarella fatica a giornata. Fa il manovale con i muratori del paese e quando scapola fa qualche lavoretto dentro alla campagna sua. Ieri stava facendo il muro dentro alla barracca di zinco che tiene dentro all’orto. Che noi facciamo così: prima facciamo la barracca fuori e poi piano piano costruiamo a muratura così teniamo la casetta agguattata dentro alla barracca e poi, alla scurdata, leviamo lo zinco di fuori e teniamo nata stanza abusiva che prima o poi qualcuno ce la condona.
 
Quella coccia, però, ha fatto saltare tutti i piani di Nicola. “Questa è una cosa antica – ha detto – la devo denunciare”. “No, no, - gli ha risposto Iammacone -, se lo dici a quelli della Soprintendenza ti bloccano per anni e dentro alla barracca non ti ci fanno rimettere nemmeno le galline perché le uova, se si rompono, possono abbelare i reperti e, quando il gallo canta, le vibrazioni possono distruggere i capitelli”.
 
Quella coccia, però, teneva una faccia che somigliava a qualcuno. “Quella recchia appesa non mi è nuova” ha detto Ruzzone. Per evitare di sbagliare, abbiamo chiamato Antonietta Ogna che fa l’estetista e riconosce le persone dalla fisiognomica.
 
Antonietta si è messa la coccia in zina ed è rimasta in meditazione per venti minuti. Poi, nel silenzio della Cantina, disturbato solamente da qualche rutto di quegli più anziani che tengono l’autorizzazione per farlo, ha menato il responso. “Da come porta i capelli, questo tiene almeno due cognomi. Dalla pelle della faccia, non ha mai faticato assai, viene da una buona famiglia. Ha approfittato della caduta di uno potente per diventare quello che è diventato… si vede dal senso di colpa che tiene sulle labbra… le vi’ come le arritira e non le mena avanti? Dalle recchie abbassate si vede che è stato adottato, ma non perché teneva bisogno… adottato politicamente… Dal naso che gli hanno sfasciato si capisce che è uno che ha promesso cose grosse e poi ha fatto come cazzo voleva. Dai capelli arruffati si può capire che teneva la barca e andava in giro per il Mediterraneo. È giovane ma tiene già un inizio di pappagorgia, di doppio mento… da questo si capisce che è democristiano”.
 
Dopo aver detto tutte queste ha cominciato ad ansimare come a una maghessa che va in trans. Lo sforzo era stato forte assai, allora si è menata sulla sdraio di plastica dove si riposa la moglie di Iammacone e si è addormentata come dopo a una pella.
 
Noi siamo rimasti con tutte quelle parole da mettere insieme per capire di chi era la coccia. Nicola Cavadarella sperava che era di una di quelle statue che stanno prima di San Vittore… che uno se la può mettere dentro al giardino. Lo sperava… così non gli bloccavano i lavori.
 
Allora Ruzzone ha avuto un’idea. Ha chiamato lo zio che insegna storia alla scuola media. Non sempre viene a fare la passatella ma quando lo chiami è sempre presente. Il professore è arrivato e subito gli abbiamo messo davanti tutte le cose che aveva detto Antonietta l’estetista. Lui ha pensato, ha pensato… poi ha detto: “Guardate… tutte le cose che ha detto Antonietta fanno pensare che la coccia è di Augusto. Però ci sta una cosa che non quadra. Quando viveva lui, la democrazia cristiana non poteva esistere perché ancora non esistevano i cristiani. Però teneva quattro o cinque nomi… prometteva tante cose… è diventato imperatore perché hanno ucciso lo zio… era di buona famiglia… e la barca la teneva di sicuro. Andava in vacanza a Capri. Solo che democristiano non poteva essere…
 
Allora, dal fondo della Cantina è venuto avanti Peppino Ruoppolo e zitto zitto ha alzato la mano. “Scusate – ha detto – ma io lo conosco uno che va bene alle cose che dice il professore”. E quando ha detto il  nome, gli abbiamo abbattuto le mani.
 
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"Chi pensa male non sbaglia. Chi pensa bene campa" (Rossano Turzo)